Inchiostro a ciel sereno:
22 maggio del 1846, le mie dita picchiettavano con agilità sulla macchina da scrivere. Fuori il cielo, prima sereno, si era ormai dipinto di un arancione sfumato con piccoli contrasti di rosso barbabietola e con lui anche le nuvole che coprivano un tiepido sole di inizio primavera.
I pochi raggi che le nuvole non si tenevano per loro filtravano attraverso le leggere tende trapassandole e illuminando la piccola stanza dandole un’aspetto del tutto rinnovato.
All’improvviso il cielo si rattristi, il boato del fulmine che sarebbe arrivato si propagò nell’aria placandosi un secondo più tardi, l’atteso seguito arrivò e fece tremare lievemente la terra.
La pioggia iniziò a cadere indisturbata e copiosamente; troppo impegnato non me ne accorsi subito e i vetri si coprirono di microscopiche goccioline che scendevano verso i basso.
Frettolosamente e poco aggraziato corsi a riparare le finestre, ma con i miei gesti maldestri avevo rovesciato l’inchiostro sul mio essenziale romanzo.
Milla Kamo